« Mio padre era solito dire: "Io non voglio vincere la Lotteria di Tripoli, ma voglio vincere la lotteria quotidiana". E in cosa consisteva la lotteria quotidiana?
"Quando esco di casa trovare subito l'autobus; quando si mette a piovere avere l'ombrello; quando faccio una telefonata importante trovare subito libero...".
A me, allora, sembravano aspirazioni modeste. Ora so che è più facile vincere la Lotteria di Tripoli ».
Alcuni ricordi si fissano nella memoria, altri svaniscono.
Quelli che rimangono sono spesso marginali, ma sono anche le tessere con cui è forse possibile fare un bilancio della propria vita o quantomeno ripercorrerla. Con i suoi ricordi, raccontati poeticamente, Daniel Vogelmann condivide con il lettore una visione compassionevole dell'esistenza.
« Mio padre era solito dire: "Io non voglio vincere la Lotteria di Tripoli, ma voglio vincere la lotteria quotidiana". E in cosa consisteva la lotteria quotidiana?
"Quando esco di casa trovare subito l'autobus; quando si mette a piovere avere l'ombrello; quando faccio una telefonata importante trovare subito libero...".
A me, allora, sembravano aspirazioni modeste. Ora so che è più facile vincere la Lotteria di Tripoli ».
Alcuni ricordi si fissano nella memoria, altri svaniscono.
Quelli che rimangono sono spesso marginali, ma sono anche le tessere con cui è forse possibile fare un bilancio della propria vita o quantomeno ripercorrerla. Con i suoi ricordi, raccontati poeticamente, Daniel Vogelmann condivide con il lettore una visione compassionevole dell'esistenza.