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« Oggi mi chiamate Nasimi, ma io sono un hashimita, un quraysh. Sono meno della mia gloria, ma la gloria non mi conterrà »La poesia di Imadaddin Nasimi è una continua ricerca per risalire all'« inizio dei mondi e delle cose ». Nei suoi componimenti l'"io" diviene un singolare collettivo, simbolo di un'umanità che deve perseguire il perfezionamento spirituale, poiché l'uomo è un caposaldo dell'universo e in lui risiede « l'essenza di Dio ».
Convinzioni che Nasimi sostenne sempre con forza e che pagò con la vita: accusato di blasfemia dalle autorità religiose venne orrendamente trucidato. Il volume raccoglie alcune delle più belle liriche del poeta medievale la cui opera, oltre a ispirare grandi poeti turcofoni come i connazionali azerbaigiani Fuzuli e Khatai, ha influenzato la poesia araba e persiana.