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Il jazz è musica di rottura. Rottura delle convenzioni sociali, rottura degli stilemi di genere. Il jazz è la musica del cambiamento. Inafferrabile e chimerico, il jazz continua a mutare, a evolversi: è argento vivo che solo il più sopraffino dei critici musicali può sperare di catturare. Nate Chinen, firma tra le più riconoscibili e amate del New York Times, si prova nell'impresa di distillare il jazz del nuovo millennio: il risultato, La musica del cambiamento, è la testimonianza di un'arte che non ha mai temuto di andare controcorrente, e che anche oggi, dopo più di un secolo di storia, continua a rivoluzionare i paradigmi della creazione musicale.
In queste pagine animate dai più importanti musicisti contemporanei - dai sassofonisti Steve Coleman e Kamasi Washington alla cantante e bassista Esperanza Spalding, passando per i pianisti Jason Moran e Vijay Iyer -, Chinen svela le nascoste sinergie fra il jazz contemporaneo e l'hip hop, da un lato, e l'R'n'B, dall'altro, mostrando come la nuova, proteiforme generazione di « grandi vecchi », Wayne Shorter e Henry Threadgill, abbia contribuito a riplasmare l'estetica del jazz e a ripensarne le fondamenta ideologiche, tecnologiche e teoriche.
Di nome in nome, da innovazione a innovazione, Chinen improvvisa come i migliori jazzisti, e costruisce un testo vulcanico, ironico e affilato nei suoi giudizi critici. Chi ama il jazz ritroverà in questo libro molti dei nomi che già conosce, apprezza, segue, ma le sorprese - a maggior ragione per chi vi si accosta per la prima volta - sono molte: occorre avere a fianco un blocco note, cartaceo o digitale che sia, per prendere appunti, perché - come avvisa Dwight Garner dalle pagine del New York Times - non si può resistere alla tentazione di compilare una playlist.
E ascoltare, lasciandosi guidare dalle parole di Nate Chinen.