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La scena musicale italiana con cui si apre il ventesimo secolo è ancorata, agli occhi di alcuni interpreti e critici coevi, a un sentimento di tradizione melodrammatica e a una provincialità « piccolo borghese » che ne rende impossibile qualsiasi evoluzione. Una forte opposizione votata al progresso inizia però a essere esercitata da coloro che per primi presentono il respiro internazionale che di lì a breve investirà il paese.
Fra questi profeti, nessuno avvertì la necessità del cambiamento con la stessa intensità e profondità di Alfredo Casella. Compositore, musicista e uomo d'azione, Casella è stato un artista eclettico, impegnato non solo nella teorizzazione e nell'esecuzione della musica, ma anche nella sua rifondazione; ha misurato le temperature culturali europee, instaurando profondi rapporti di stima e amicizia con alcuni dei protagonisti del Novecento, come Schönberg e Stravinskij; ha militato con passione sul territorio italiano, fondando insieme a Gian Francesco Malipiero e Gabriele D'Annunzio la Corporazione delle nuove musiche, e dando alla luce opere come La giara e La favola di Orfeo.
Nei Segreti della giara, che il Saggiatore propone in una nuova edizione, Casella intreccia la biografia familiare con quella intellettuale - in un percorso straordinario che parte da Torino, città della sua infanzia, e arriva prima a Parigi e poi a Roma -, e racconta se stesso « senza alterazioni e senza attenuazioni », non tacendo nessuna verità, rivolgendosi direttamente ai suoi contemporanei - figli di un tempo impervio -, e a noi, eredi della loro storia.
Amici e nemici, maestri e discepoli: tutti vengono chiamati in causa in questa autobiografia che diviene, nel suo farsi, diario intimo e cronaca, manifesto e saggio universale. Un desiderio irrinunciabile guida la mano dell'autore in queste pagine: la « rinascenza » della più nobile delle arti, il recupero della sua grandezza classica, l'affermazione del suo carattere nazionale. Una volontà da difendere strenuamente, perché, come amava ricordare Casella citando Giuseppe Mazzini, « ogni vero uomo di azione non vive che per una sola idea », e per questa è disposto a sacrificare anche la propria vita.