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Tradizionalmente, gli inizi della psicologia italiana vengono fatti risalire agli anni '70 dell'Ottocento. E in questo periodo, infatti, che si possono rintracciare le radici più significative della "nuova" disciplina : quelle positivistico-evoluzionistiche (con Ardigò, Sergi e Buccola) e quelle fisiologiche e psichiatriche (in particolare con Tamburini e Morselli). Avvalendosi di una nuova "lettura" degli eventi, però, la storiografia scientifica tende oggi a considerare l'ultimo scorcio dell'Ottocento e i primissimi anni del Novecento come una fase di "gestazione" della psicologia italiana.
Trenta e più anni di lavoro anche intenso, il cui esito, grazie anche all'apporto di alcuni studiosi di seconda generazione, come De Sanctis, De Sarlo, Ferrari e Kiesow, diventa visibile soprattutto nel 1905. Un anno, questo, nel quale si susseguono tre eventi di grande portata : il V Congresso internazionale di Psicologia, svoltosi a Roma, il bando per le prime tre cattedre universitarie della disciplina e la fondazione, ad opera di Ferrari, della Rivista di Psicologia.
Possiamo dunque riferirci al 1905 come ad uno "spartiacque", come all'anno del "primo riconoscimento" della psicologia italiana, sul piano scientifico internazionale, su quello editoriale e su quello accademico. E considerare quegli eventi fondativi : forse non della psicologia, ma certamente per la psicologia nel nostro Paese. Questo volume li ricorda e li analizza, proponendo in forma di saggi i contributi di un convegno tenutosi nel centenario di quell'anno, con il concorso dei più importanti studiosi italiani del settore.