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Ricomponendo l'immagine di Sciascia narratore attraverso la specola della tradizione letteraria siciliana e insieme del suo manzonismo, ci appare la parabola di una sperimentazione inquieta che indaga il significato della riscrittura letteraria della storia nel Novecento. II confronto di Sciascia con il passato è riletto quale luogo di accesso alla realtà per mezzo della letteratura, nelle forme del romanzo stori-co e giudiziario, cosí come del poliziesco.
La microfisica, intesa quale strumento di un'anatomia delle pratiche del potere, di cui metafora principale è l'Inquisizione, sorregge una scrittura che recupera, in sin-tonia con la microstoria, la memoria di coloro che sono stati ingiusta-mente condannati, di chi si è opposto fieramente a un potere iniquo. Le "oscene ore liete del potere", le pieghe inconfessabili, il compro-messo e la collusione ai quali cede l'apparato dello -Stato, celebrando i propri rituali, occupano il centro delle più feroci pagine critiche di Sciascia, muovendo l'immaginazione dello scrittore nell'atto stesso dell'indagine.
E la sperimentazione formale si impone come congegno discorsivo che riscatta e rivendica le ragioni dei vinti.