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Ideale proseguimento del precedente A nuda voce, il volume prende le mosse da un'esplorazione della voce nel suo valore di legame sociale, cio� come capacit� di produrre arte e pensiero (nel linguaggio psicoanalitico, capacit� di sublimazione): della voce mentre si fa canto, soprattutto in un'epoca come la nostra, controversa e complessa, e per molti aspetti anestetica, cio� non favorevole all'estetica, alla sensibilit� e alla creazione.
Cantare genera vibrazioni sonore che fanno godere, uomini e donne, di quello stesso godimento a onde concentriche che invade il corpo femminile nell'eros. Cantare, godere, sublimare. Ecco perch� la voce -sostiene Laura Pigozzi - pu� testimoniare oggi la tenuta creativa del soggetto nei confronti di una cultura conformistica che vorrebbe distruggerne la singolarit�. La voce si fa sintomo prezioso nella protesta inconscia dei dislessici e degli stonati, nelle tessiture vocali dei astrati e dei sopranisti.
La voce si fa eco nelle iplofonie, corpo che si spoglia nelle stripsodie, ongelamento nelle voci anestetiche e in quelle narcise, bisso nel silenzio e nell'estasi di Santa Teresa, sublime tei timbro da Demetrio Stratos a Mina, da Antonin rtaud a Tom Waits e a Cathy Berberian. ltre a una rivisitazione del mito di Orfeo e a un esame della relazione tra canto e anoressia, il testo propone una coraggiosa interrogazione sulla sessualit� maschile, e indaga il vissuto del cambio della voce negli adolescenti maschi e il tema delle voci trans.