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  • FormatePub
  • ISBN978-88-6506-057-5
  • EAN9788865060575
  • Date de parution18/02/2015
  • Protection num.Digital Watermarking
  • Taille335 Ko
  • Infos supplémentairesepub
  • ÉditeurSagoma

Résumé

Parigi, 7 gennaio 2015. Un commando di tre uomini armati di kalashnikov, inneggianti ad Allah, attacca la sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo, reo di aver a più riprese pubblicato vignette caustiche su Maometto. Alla fine dell'azione si conteranno venti morti, tra i quali il direttore Stéphane Charbonnier, detto Charb, diversi collaboratori storici del periodico (Cabu, Tignous, Georges Wolinski, Honoré), tre poliziotti e gli stessi attentatori.
Si è trattato del più grave attentato terroristico in Francia dal 1961. Si è trattato anche di un attentato a un diritto, come quello della libertà di espressione, che si riteneva ormai acquisito da tempo. O forse no? Nei giorni successivi, in effetti, la foto che ha ritratto i principali capi di stato mondiali sfilare per le vie di Parigi in segno di solidarietà, ha fatto storcere il naso a molti, soprattutto a coloro - come molti autori satirici - che da quei governanti sono stati direttamente o indirettamente censurati quando si sono permessi di farne oggetto dei propri strali umoristici.
Per certo l'espressione di solidarietà "Je Suis Charlie", diventata immediatamente virale, è stata fatta propria anche da molti che non potrebbero proprio permetterselo. Quel che è certo è che la storia della satira oggi è ormai ineluttabilmente segnata da un "prima" e un "dopo" Charlie. E che il dibattito attorno alla natura, i limiti e gli scopi della satira è più vivo e drammatico che mai. Alcune delle massime espressioni della satira e del libero pensiero italiani hanno fatto convogliare in questo pamphlet le loro riflessioni sul mestiere di far ridere, sulla libertà di pensiero, sulla censura e sulla libertà: saggi, poesie, ricordi, monologhi, racconti in cui nessuno di loro, tuttavia, ha voluto rinunciare all'aspetto più saliente della propria natura, la capacità e la voglia di far ridere.
Il modo migliore per onorare i caduti di Charlie: non trasformarli in martiri.
Parigi, 7 gennaio 2015. Un commando di tre uomini armati di kalashnikov, inneggianti ad Allah, attacca la sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo, reo di aver a più riprese pubblicato vignette caustiche su Maometto. Alla fine dell'azione si conteranno venti morti, tra i quali il direttore Stéphane Charbonnier, detto Charb, diversi collaboratori storici del periodico (Cabu, Tignous, Georges Wolinski, Honoré), tre poliziotti e gli stessi attentatori.
Si è trattato del più grave attentato terroristico in Francia dal 1961. Si è trattato anche di un attentato a un diritto, come quello della libertà di espressione, che si riteneva ormai acquisito da tempo. O forse no? Nei giorni successivi, in effetti, la foto che ha ritratto i principali capi di stato mondiali sfilare per le vie di Parigi in segno di solidarietà, ha fatto storcere il naso a molti, soprattutto a coloro - come molti autori satirici - che da quei governanti sono stati direttamente o indirettamente censurati quando si sono permessi di farne oggetto dei propri strali umoristici.
Per certo l'espressione di solidarietà "Je Suis Charlie", diventata immediatamente virale, è stata fatta propria anche da molti che non potrebbero proprio permetterselo. Quel che è certo è che la storia della satira oggi è ormai ineluttabilmente segnata da un "prima" e un "dopo" Charlie. E che il dibattito attorno alla natura, i limiti e gli scopi della satira è più vivo e drammatico che mai. Alcune delle massime espressioni della satira e del libero pensiero italiani hanno fatto convogliare in questo pamphlet le loro riflessioni sul mestiere di far ridere, sulla libertà di pensiero, sulla censura e sulla libertà: saggi, poesie, ricordi, monologhi, racconti in cui nessuno di loro, tuttavia, ha voluto rinunciare all'aspetto più saliente della propria natura, la capacità e la voglia di far ridere.
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