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Il volume raccoglie otto articoli che sondano la posizione assunta da alcuni intellettuali — prioritariamente Vincenzo Monti e Ugo Foscolo — nelle fasi di trapasso e di assestamento del potere politico in Lombardia tra la fine dell'età napoleonica e il Regno Lombardo-Veneto, durante la prima fase della Restaurazione e a monte delle rivoluzioni liberali che attraversarono il continente nel medio Ottocento.
Lo scopo è quello di ritrovare, nella congerie delle iniziative letterarie votate, all'apparenza, all'occasionalità e alla dispersione prodotte da un momento storico delicato, la coerenza sotterranea fornita da un doppio motivo unificatore : anzitutto, la durata tenace dei miti e dei modelli antichi o moderni in cui si rifletteva ormai un'identità meno incerta della futura nazione ; in secondo luogo, una costante esigenza di misurarsi, per non esserne condizionati più di quanto le circostanze non Io esigessero, con i l potere politico e con le sue capacità di mitigare o di dirigere le dinamiche della cultura.
In un simile quadro, Monti e Foscolo esprimono in maniera emblematica due scelte differenti dinanzi al patrimonio della tradizione (ma non per questo del tutto prive di tratti comuni) e rappresentano, inoltre, due diversi destini alto sguardo di quegli intellettuali che nell'epicentro politico di Milano si confrontavano, in maniera laboriosa e con difficoltà crescenti, con i diritti 'restaurati' degli antichi governanti.