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"L'unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti è cercare la distanza giusta, che è lo stile dell'unicità". Cosí scrive Emanuele Trevi in un brano di questo libro che, all'apparenza, si presenta come il racconto di due vite, quella di Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori prematuramente scomparsi qualche tempo fa e legati, durante la loro breve esistenza, da profonda amicizia. Trevi ne delinea le differenti nature : incline a infliggere colpi quella di Rocco Carbone per le Furie che lo braccavano senza tregua ; incline a riceverli quella di Pia Pera, per la sua anima prensile e sensibile, cosí propensa alle illusioni.
Ne ridisegna i tratti : la fisionomia spigolosa, i lineamenti marcati del primo ; l'aspetto da incantevole signorina inglese della seconda, cosí seducente da non suggerire alcun rimpianto per la bellezza che le mancava. Ne mostra anche le differenti condotte : l'ossessione della semplificazione di Rocco Carbone, impigliato nel groviglio di segni generato dalle sue Furie ; la timida sfrontatezza di Pia Pera che, negli anni della malattia, si muta in coraggio e pulizia interiore.
Tuttavia, la distanza giusta, lo stile dell'unicità di questo libro non stanno nell'impossibile tentativo di restituire esistenze che gli anni trasformano in muri scrostati dal tempo e dalle intemperie. Stanno attorno a uno di quegli eventi ineffabili attorno a cui ruota la letteratura : l'amicizia. Nutrendo ossessioni diverse e inconciliabili, Rocco Carbone e Pia Pera appaiono, in queste pagine, come uniti da un legame fino all'ultimo trasparente e felice, quel legame che accade quando "Eros, quell'ozioso infame, non ci mette lo zampino".