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Questo non è un libro per quanti ritengono che il Novecento teatrale non abbia più segreti da svelarci, che sia stato studiato fin troppo (soprattutto certi maestri : ah Grotowski, ancora lui ! no, di nuovo Artaud ! eccetera). Soprattutto questo non è un libro per quanti pensano che il Novecento teatrale non ci riguardi più, non abbia più niente da insegnarci, a noi studiosi e agli artisti, perché stiamo vivendo una stagione del tutto diversa, nella quale ormai il teatro (o quel che ne resta) si fa in base a riferimenti e presupposti che poco o nulla hanno a che vedere con le vicende del secolo scorso.
Evidentemente io sono fra quelli che la pensano in maniera opposta e che considerano deleteria, negli studi non meno che nella pratica, quella dittatura del presente e quella vaga interdisciplinarità extraterritoriale alla quale sembra che pochi ormai sappiano resistere. Per tutti gli altri questo libro offre un'ulteriore tappa delle mie indagini sul Novecento teatrale come nostra tradizione e come archeologia dell'oggi e del futuro prossimo.
Un filo abbastanza stretto lo lega a In cerca dell'attore, di quasi venti anni fa, e al più recente Il teatro dopo l'età d'oro. Al primo è accomunato dall'impegno a rivisitare alcune questioni chiave, come la regia, il processo creativo, la drammaturgia dell'attore ; al secondo invece lo accosta il deciso spostamento del baricentro sulla fase post-novecentesca, soprattutto per quanto riguarda le vicende del nuovo teatro italiano lungo più di tre generazioni artistiche.