Il maestro di san Francesco e lo «stil novo» del Duecento Umbro

Par : Sergio Di Stefano
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  • Nombre de pages415
  • PrésentationBroché
  • FormatGrand Format
  • Poids2.47 kg
  • Dimensions24,0 cm × 28,7 cm × 4,0 cm
  • ISBN978-88-366-5724-7
  • EAN9788836657247
  • Date de parution01/03/2024
  • ÉditeurSilvana Editoriale
  • PréfacierGennaro Sangiuliano
  • PréfacierDavide Rondoni
  • PréfacierCostantino D'Orazio

Résumé

Il Maesrro di San Francisco fu uno dei più grandi pittori del Duecento italiano, dopo Giunta Pisano e prima di Cimabue, nonostante il suo nome non sia noto. Nella seconda metà del XIII secolo il misterioso artista domino un'Umbria scossadalla novità del movimento francescano, aperta agli inlussi nordici e agli scambi col regno crociato di Gerusalemme. Lavoro alle vertrate della basilica superiore di San Francisco a lato di maestri tedeschi e francesi, prima di decorare da capo a fondo l'intera chiesa inferiore, come un reliquiario foderato di smalti, con il primo ciclo pittorico in cui le storie di Francesco fossero narrate in parallelo con quello di Cristo.
E nelle sue tavole e nella miniatura umbra di quegli stessi che si fa strada un sentimento più tenero e a tratti struggente, che lascia presagire le riscoperte più organiche del mondo degli affetti e della naturalezza proprie di Cimabue e di Giotto.
Il Maesrro di San Francisco fu uno dei più grandi pittori del Duecento italiano, dopo Giunta Pisano e prima di Cimabue, nonostante il suo nome non sia noto. Nella seconda metà del XIII secolo il misterioso artista domino un'Umbria scossadalla novità del movimento francescano, aperta agli inlussi nordici e agli scambi col regno crociato di Gerusalemme. Lavoro alle vertrate della basilica superiore di San Francisco a lato di maestri tedeschi e francesi, prima di decorare da capo a fondo l'intera chiesa inferiore, come un reliquiario foderato di smalti, con il primo ciclo pittorico in cui le storie di Francesco fossero narrate in parallelo con quello di Cristo.
E nelle sue tavole e nella miniatura umbra di quegli stessi che si fa strada un sentimento più tenero e a tratti struggente, che lascia presagire le riscoperte più organiche del mondo degli affetti e della naturalezza proprie di Cimabue e di Giotto.