Via del Corno è troppe cose per essere solo una strada : in quei cinquante metri privi di marcia-piedi e di interesse, esclusi dal traffico e dalla curiosità, ci si pué imbattere nel meglio e nel peggio del mondo, in cuori e cervelli malati di ossessioni e desideri, ma soprattutto nell'autenticità di un gruppo di persone che usa dire "noi". Via del Corno "è tut-ta udito", e anche quando le finestre sono chiuse, le vicende, le rivalità, gli amori di uomini e donne si in-tersecano, si mischiano, trapassano da muro a muro.
Finché, inevitabilmente, si confondono con il secolo e i suoi eventi : il Duce, il regime, la violenza politica, la repressione. Pratolini diceva che via del Corno - e lui la conosceva bene, per averci abitato da ragazzo - era la sua Aci Trezza, la sua epica popolare. ll romanzo che le dedicó nacque mentre l'autore lavorava con Rossellini alla sceneggiatura di Paisà : aveva il cinema neorea-lista "addosso" e lo trasferí su pagina, facendo della Firenze degli anni Venti l'icona indimenticabile di un mondo dolente ma vivo, dove la speranza era ancora accesa.
Via del Corno è troppe cose per essere solo una strada : in quei cinquante metri privi di marcia-piedi e di interesse, esclusi dal traffico e dalla curiosità, ci si pué imbattere nel meglio e nel peggio del mondo, in cuori e cervelli malati di ossessioni e desideri, ma soprattutto nell'autenticità di un gruppo di persone che usa dire "noi". Via del Corno "è tut-ta udito", e anche quando le finestre sono chiuse, le vicende, le rivalità, gli amori di uomini e donne si in-tersecano, si mischiano, trapassano da muro a muro.
Finché, inevitabilmente, si confondono con il secolo e i suoi eventi : il Duce, il regime, la violenza politica, la repressione. Pratolini diceva che via del Corno - e lui la conosceva bene, per averci abitato da ragazzo - era la sua Aci Trezza, la sua epica popolare. ll romanzo che le dedicó nacque mentre l'autore lavorava con Rossellini alla sceneggiatura di Paisà : aveva il cinema neorea-lista "addosso" e lo trasferí su pagina, facendo della Firenze degli anni Venti l'icona indimenticabile di un mondo dolente ma vivo, dove la speranza era ancora accesa.