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Quella dell'ebreo folle è un'immagine che ricorre spesso nella lunga e buia storia del pregiudizio antigiudaico. Dalle credenze medievali fino alle teorie pseudoscientifiche di età moderna, malattia mentale ed ebraismo sono spesso stati associati per deridere, escludere e ferire. Incestuosi, sessualmente disinibiti, deicidi e avari, gli ebrei avrebbero un equilibrio psichico fragile, pronto a collassare facilmente e a compromettere il benessere di tutta la società.
In questo romanzo, Jacques Fux si confronta con caricature e menzogne, le fa proprie e le utilizza per raccontare una storia diversa. Una storia che non vuole essere solo una critica all'inconsistenza di false teorie e pregiudizi, ma che vuole scontrarsi anche con la solitudine, la violenza e l'odio di sé. L'autore con delicatezza, sensibilità e ironia racconta le vite di nove personaggi. Nove vite di ebrei folli, ognuno a suo modo.
Sarah Kofman, la grande studiosa di Nietzsche e Freud, che non riuscì mai a fare i conti con le ferite della Shoah. Woody Allen, pazzo d'amore per Soon-Yi. Ron Jeremy, « Mister fucking Jew », che per tutta la vita ha sognato di diventare un grande attore, finendo per riuscirci solo nel mondo del porno. Otto Weininger, ebreo e omosessuale, consumato dall'odio per se stesso e morto suicida sulle note di Wagner.
Il matematico russo Grigori Perelman, eremita dei numeri, e il campione di scacchi Bobby Fischer, ebreo e antisemita, americano che voleva distruggere gli Stati Uniti. Dan Burros che, nato ebreo e innamorato della Torà, finì per impazzire d'odio, diventando uno dei più fanatici neonazisti statunitensi e uno degli ideologi più in vista del Ku Klux Klan. Shabbetai Zvi, il messia ispirato, il ciarlatano, il sapiente, il traditore.
Il pazzo. C'è infine lui, l'autore, Jacques Fux, che « finalmente capisce che non c'è nessuna pazzia in lui né nei suoi personaggi. Che convivono tutti nell'essere umano. Tutti espressione di un'unica creazione ».