Storia di Nuoro e delle barbagie

Par : Giovanni Todde
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  • FormatePub
  • ISBN978-88-7343-500-6
  • EAN9788873435006
  • Date de parution18/12/2018
  • Protection num.Digital Watermarking
  • Taille10 Mo
  • Infos supplémentairesepub
  • ÉditeurEdizioni Della torre

Résumé

Giovanni Todde nacque nel 1930 a Cagliari dove trascorse la sua intera esistenza, fatta eccezione per i due anni vissuti da sfollato tra il 1942 e il 1944 a Tiana, paese barbaricino di cui era originaria la famiglia. Laureatosi nel 1955 in Giurisprudenza, nel 1956 entrò a far parte dell'Amministrazione degli Archivi di Stato presso la sede di Cagliari. Dal 1959 al 1976 fu direttore a scavalco dell'Archivio di Stato di Nuoro, dal 1961 al 1966 ricoprì lo stesso incarico presso l'Archivio di Stato di Sassari e dal 1964 fu reggente della Soprintendenza archivistica per la Sardegna.
Le conoscenze maturate in ambito professionale e la coscienza delle proprie radici barbaricine lo spinsero a scrivere nel 1971 questa Storia di Nuoro e delle Barbagie in cui analizza le vicende che dalle origini e fino alla seconda guerra mondiale hanno riguardato questa regione, definita nell'introduzione « la più montuosa e caratteristica dell'isola, che proprio in virtù della sua struttura morfologica è da ritenersi l'area più genuinamente sarda ».
La componente geografica è per Todde elemento imprescindibile per capire a pieno i caratteri della società barbaricina e l'evolversi storico di questo territorio. Un'isola nell'isola, in cui rinnovamenti e modifiche provenienti dalla pianura non sono accettati se non con reticenza e diluiti in un arco di tempo assai lungo, ma dove accanto ai condizionamenti negativi ne emergono altri altamente positivi: la montagna è la terra degli uomini liberi e della democrazia; qui, protetti dalla natura dei luoghi che impedisce una radicale occupazione a carattere militare, trovano rifugio i vinti che fuggono, i più intrepidi che non vogliono sottostare a nuove forme di costrizione, i ribelli e i forti che apportano forze nuove alla gente di montagna, che recepisce validi impulsi di rinnovamento pur conservando le proprie caratteristiche originarie, quelle di un temperamento forgiato dalla continua lotta contro una natura avara e che poco o nulla offre senza un grave corrispettivo di sacrificio, dalla quale scaturisce una frugalità necessaria ed una resistenza fisica senza le quali la sopravvivenza è impossibile.
Giovanni Todde nacque nel 1930 a Cagliari dove trascorse la sua intera esistenza, fatta eccezione per i due anni vissuti da sfollato tra il 1942 e il 1944 a Tiana, paese barbaricino di cui era originaria la famiglia. Laureatosi nel 1955 in Giurisprudenza, nel 1956 entrò a far parte dell'Amministrazione degli Archivi di Stato presso la sede di Cagliari. Dal 1959 al 1976 fu direttore a scavalco dell'Archivio di Stato di Nuoro, dal 1961 al 1966 ricoprì lo stesso incarico presso l'Archivio di Stato di Sassari e dal 1964 fu reggente della Soprintendenza archivistica per la Sardegna.
Le conoscenze maturate in ambito professionale e la coscienza delle proprie radici barbaricine lo spinsero a scrivere nel 1971 questa Storia di Nuoro e delle Barbagie in cui analizza le vicende che dalle origini e fino alla seconda guerra mondiale hanno riguardato questa regione, definita nell'introduzione « la più montuosa e caratteristica dell'isola, che proprio in virtù della sua struttura morfologica è da ritenersi l'area più genuinamente sarda ».
La componente geografica è per Todde elemento imprescindibile per capire a pieno i caratteri della società barbaricina e l'evolversi storico di questo territorio. Un'isola nell'isola, in cui rinnovamenti e modifiche provenienti dalla pianura non sono accettati se non con reticenza e diluiti in un arco di tempo assai lungo, ma dove accanto ai condizionamenti negativi ne emergono altri altamente positivi: la montagna è la terra degli uomini liberi e della democrazia; qui, protetti dalla natura dei luoghi che impedisce una radicale occupazione a carattere militare, trovano rifugio i vinti che fuggono, i più intrepidi che non vogliono sottostare a nuove forme di costrizione, i ribelli e i forti che apportano forze nuove alla gente di montagna, che recepisce validi impulsi di rinnovamento pur conservando le proprie caratteristiche originarie, quelle di un temperamento forgiato dalla continua lotta contro una natura avara e che poco o nulla offre senza un grave corrispettivo di sacrificio, dalla quale scaturisce una frugalità necessaria ed una resistenza fisica senza le quali la sopravvivenza è impossibile.