Né le 5 juin 1955 à Marseille, Régis Jauffret est l'auteur d'une vingtaine de romans édités d'abord chez Gallimard, puis, depuis 2010, aux éditions du Seuil. C'est un habitué des récompenses : prix Décembre en 2003 pour "Univers, univers", prix Fémina en 2005 pour "Asile de fous", prix France-Culture/Télérama en 2007 pour son recueil de 500 nouvelles "Microfictions"
Il puise souvent son inspiration dans les faits divers les plus glauques, c'est le cas dans "Sévère" (2010) où il revisite le meurtre du banquier Edouard Stern, ce qui lui vaut l'ire de la famille mais le soutien de nombreux écrivains, et dans "Claustria" (2012), inspiré par le calvaire subi durant de nombreuses années par une jeune autrichienne maintenue enfermée par son ravisseur.
Prix France Culture-Télérama
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- FormatePub
- ISBN978-88-6799-686-5
- EAN9788867996865
- Date de parution19/11/2019
- Protection num.Digital Watermarking
- Taille1 Mo
- Infos supplémentairesepub
- ÉditeurEdizioni Clichy
Résumé
Cinquecento racconti, ognuno di sole due essenziali, travolgenti, spietate pagine, per raccontare gli esseri umani nelle loro più inconfessabili deviazioni e perversioni, nelle loro meravigliose bellezze, nei loro imprevedibili abissi, in tutte le loro inarrestabili derive, in tutto il loro inevitabile perdersi, mentire, fallire, risorgere, odiare, vendicarsi, uccidere, fuggire, ricordare e dimenticare, amare, volare, morire.
Un libro che è come un veleno che piano piano ti entra dentro e inizia la sua lenta ma inesorabile opera di distruzione. Oppure come un antidoto che annienta subdolamente le comode certezze e le finte sicurezze che tutti ci siamo costruiti. Cinquecento vite raccontate nelle loro ferite. Alcune devastanti, definitive, totali e senza ritorno. Altre piccole, sul momento non troppo evidenti e all'apparenza risolvibili, ma che invece sappiamo daranno la direzione agli anni che arrivano dopo.
Jauffret ci fa sentire - non capire: sentire, come una frustata - che ogni vita ne ha una di ferite, e che nessuno si può salvare da questa possibilità di deriva, che a volte è senza ritorno. Per questo Microfictions è un libro che parla di tutti noi. Considerato da critici e lettori una delle opere più importanti e influenti degli ultimi anni, tradotto in dodici lingue, pubblicato in Francia da Gallimard nel 2018, Microfictions è un'« opera-monstre », uno di quei libri che diventano imprescindibili, dei quali « si deve » parlare e che soprattutto « si deve » leggere, un'impresa letteraria e editoriale quasi folle che testimonia - se ancora ce ne fosse bisogno - come Régis Jauffret, forse ancor più dei grandissimi Emmanuel Carrère e Michel Houellebecq, sia ormai diventato « l'autore », che dalla Francia racconta al mondo i lati meno apparenti, meno accettabili, meno morali, quindi più veri dell'essere umano.
Un libro che è come un veleno che piano piano ti entra dentro e inizia la sua lenta ma inesorabile opera di distruzione. Oppure come un antidoto che annienta subdolamente le comode certezze e le finte sicurezze che tutti ci siamo costruiti. Cinquecento vite raccontate nelle loro ferite. Alcune devastanti, definitive, totali e senza ritorno. Altre piccole, sul momento non troppo evidenti e all'apparenza risolvibili, ma che invece sappiamo daranno la direzione agli anni che arrivano dopo.
Jauffret ci fa sentire - non capire: sentire, come una frustata - che ogni vita ne ha una di ferite, e che nessuno si può salvare da questa possibilità di deriva, che a volte è senza ritorno. Per questo Microfictions è un libro che parla di tutti noi. Considerato da critici e lettori una delle opere più importanti e influenti degli ultimi anni, tradotto in dodici lingue, pubblicato in Francia da Gallimard nel 2018, Microfictions è un'« opera-monstre », uno di quei libri che diventano imprescindibili, dei quali « si deve » parlare e che soprattutto « si deve » leggere, un'impresa letteraria e editoriale quasi folle che testimonia - se ancora ce ne fosse bisogno - come Régis Jauffret, forse ancor più dei grandissimi Emmanuel Carrère e Michel Houellebecq, sia ormai diventato « l'autore », che dalla Francia racconta al mondo i lati meno apparenti, meno accettabili, meno morali, quindi più veri dell'essere umano.
Cinquecento racconti, ognuno di sole due essenziali, travolgenti, spietate pagine, per raccontare gli esseri umani nelle loro più inconfessabili deviazioni e perversioni, nelle loro meravigliose bellezze, nei loro imprevedibili abissi, in tutte le loro inarrestabili derive, in tutto il loro inevitabile perdersi, mentire, fallire, risorgere, odiare, vendicarsi, uccidere, fuggire, ricordare e dimenticare, amare, volare, morire.
Un libro che è come un veleno che piano piano ti entra dentro e inizia la sua lenta ma inesorabile opera di distruzione. Oppure come un antidoto che annienta subdolamente le comode certezze e le finte sicurezze che tutti ci siamo costruiti. Cinquecento vite raccontate nelle loro ferite. Alcune devastanti, definitive, totali e senza ritorno. Altre piccole, sul momento non troppo evidenti e all'apparenza risolvibili, ma che invece sappiamo daranno la direzione agli anni che arrivano dopo.
Jauffret ci fa sentire - non capire: sentire, come una frustata - che ogni vita ne ha una di ferite, e che nessuno si può salvare da questa possibilità di deriva, che a volte è senza ritorno. Per questo Microfictions è un libro che parla di tutti noi. Considerato da critici e lettori una delle opere più importanti e influenti degli ultimi anni, tradotto in dodici lingue, pubblicato in Francia da Gallimard nel 2018, Microfictions è un'« opera-monstre », uno di quei libri che diventano imprescindibili, dei quali « si deve » parlare e che soprattutto « si deve » leggere, un'impresa letteraria e editoriale quasi folle che testimonia - se ancora ce ne fosse bisogno - come Régis Jauffret, forse ancor più dei grandissimi Emmanuel Carrère e Michel Houellebecq, sia ormai diventato « l'autore », che dalla Francia racconta al mondo i lati meno apparenti, meno accettabili, meno morali, quindi più veri dell'essere umano.
Un libro che è come un veleno che piano piano ti entra dentro e inizia la sua lenta ma inesorabile opera di distruzione. Oppure come un antidoto che annienta subdolamente le comode certezze e le finte sicurezze che tutti ci siamo costruiti. Cinquecento vite raccontate nelle loro ferite. Alcune devastanti, definitive, totali e senza ritorno. Altre piccole, sul momento non troppo evidenti e all'apparenza risolvibili, ma che invece sappiamo daranno la direzione agli anni che arrivano dopo.
Jauffret ci fa sentire - non capire: sentire, come una frustata - che ogni vita ne ha una di ferite, e che nessuno si può salvare da questa possibilità di deriva, che a volte è senza ritorno. Per questo Microfictions è un libro che parla di tutti noi. Considerato da critici e lettori una delle opere più importanti e influenti degli ultimi anni, tradotto in dodici lingue, pubblicato in Francia da Gallimard nel 2018, Microfictions è un'« opera-monstre », uno di quei libri che diventano imprescindibili, dei quali « si deve » parlare e che soprattutto « si deve » leggere, un'impresa letteraria e editoriale quasi folle che testimonia - se ancora ce ne fosse bisogno - come Régis Jauffret, forse ancor più dei grandissimi Emmanuel Carrère e Michel Houellebecq, sia ormai diventato « l'autore », che dalla Francia racconta al mondo i lati meno apparenti, meno accettabili, meno morali, quindi più veri dell'essere umano.
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