Lavori sporchi. Storie dalla sala macchine della nostra vita comoda
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- Nombre de pages170
- FormatePub
- ISBN1259821225
- EAN9791259821225
- Date de parution18/09/2023
- Protection num.Digital Watermarking
- Taille1 Mo
- Infos supplémentairesepub
- ÉditeurIl Margine
Résumé
L'autore, attraverso dieci reportage, ci guida in un viaggio intorno al mondo dello sfruttamento: Capo Verde, Paraguay, Kenya, Cina, Africa. Un lavoro analitico per ribadire come i consumi dell'Occidente contribuiscono a perpetuare conflitti e disuguaglianze in altre zone del pianeta.
Il giornalista tedesco Jan Stremmel, attraverso dieci reportage, ci guida in un viaggio intorno al mondo dello sfruttamento: dalle tintorie di Kolkata ai « ladri di sabbia » di Capo Verde, che riforniscono illegalmente i cantieri edili degli hotel dedicati al turismo di massa; dai taglialegna del Paraguay, che producono carbone ricavandolo di frodo da legname tropicale, al comparto florovivaistico kenyano che sfrutta perlopiù lavoratrici; dagli ex pescatori del lago d'Aral senz'acqua e lavoro a causa dell'industria cotoniera al « mare di plastica » delle serre andaluse; dalle coltivazioni di caffè colombiane agli oranghi del Borneo minacciati d'estinzione dalla deforestazione dovuta alla richiesta di olio di palma; dagli smartphone prodotti in Cina fino alle savane africane dove gli elefanti stanno scomparendo per via del bracconaggio.
Stremmel aggiunge la sua testimonianza a ciò che è già noto da tempo: come i consumi dell'Occidente contribuiscono a perpetuare conflitti e disuguaglianze in altre zone del pianeta.
Ad esempio, il rifiuto da parte delle aziende di consentire il riciclo dei dispositivi obsoleti fa sì che qualcosa che usiamo tutti i giorni, i nostri telefoni cellulari, costituiscono da anni un'affidabile fonte di finanziamento per i signori della guerra che controllano le miniere in Africa centrale.
Ad esempio, il rifiuto da parte delle aziende di consentire il riciclo dei dispositivi obsoleti fa sì che qualcosa che usiamo tutti i giorni, i nostri telefoni cellulari, costituiscono da anni un'affidabile fonte di finanziamento per i signori della guerra che controllano le miniere in Africa centrale.
L'autore, attraverso dieci reportage, ci guida in un viaggio intorno al mondo dello sfruttamento: Capo Verde, Paraguay, Kenya, Cina, Africa. Un lavoro analitico per ribadire come i consumi dell'Occidente contribuiscono a perpetuare conflitti e disuguaglianze in altre zone del pianeta.
Il giornalista tedesco Jan Stremmel, attraverso dieci reportage, ci guida in un viaggio intorno al mondo dello sfruttamento: dalle tintorie di Kolkata ai « ladri di sabbia » di Capo Verde, che riforniscono illegalmente i cantieri edili degli hotel dedicati al turismo di massa; dai taglialegna del Paraguay, che producono carbone ricavandolo di frodo da legname tropicale, al comparto florovivaistico kenyano che sfrutta perlopiù lavoratrici; dagli ex pescatori del lago d'Aral senz'acqua e lavoro a causa dell'industria cotoniera al « mare di plastica » delle serre andaluse; dalle coltivazioni di caffè colombiane agli oranghi del Borneo minacciati d'estinzione dalla deforestazione dovuta alla richiesta di olio di palma; dagli smartphone prodotti in Cina fino alle savane africane dove gli elefanti stanno scomparendo per via del bracconaggio.
Stremmel aggiunge la sua testimonianza a ciò che è già noto da tempo: come i consumi dell'Occidente contribuiscono a perpetuare conflitti e disuguaglianze in altre zone del pianeta.
Ad esempio, il rifiuto da parte delle aziende di consentire il riciclo dei dispositivi obsoleti fa sì che qualcosa che usiamo tutti i giorni, i nostri telefoni cellulari, costituiscono da anni un'affidabile fonte di finanziamento per i signori della guerra che controllano le miniere in Africa centrale.
Ad esempio, il rifiuto da parte delle aziende di consentire il riciclo dei dispositivi obsoleti fa sì che qualcosa che usiamo tutti i giorni, i nostri telefoni cellulari, costituiscono da anni un'affidabile fonte di finanziamento per i signori della guerra che controllano le miniere in Africa centrale.