La penultima bontà. Saggio sulla vita umana

Par : Josep Maria Esquirol
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  • Nombre de pages172
  • FormatePub
  • ISBN978-88-343-3948-0
  • EAN9788834339480
  • Date de parution30/05/2019
  • Protection num.Digital Watermarking
  • Taille920 Ko
  • Infos supplémentairesepub
  • ÉditeurVita e pensiero

Résumé

Penultima bontà: perché quell'aggettivo? Perché 'penultima'? Domanda legittima, persino sconta­ta, di fronte al titolo di questo libro del filosofo catalano Esquirol, la cui risposta si snoda lungo pagine di parole semplici e dense insieme, calde e profondamente vere, scritte con finezza di tessi­tura letteraria e originalità di pensiero. Abbiamo davvero bisogno di uscire da quell'oriz­zonte di senso che ingabbia la vita umana tra un inizio perfetto e perduto e una fine ineluttabile e definitiva, perché quello che avvertiamo, con la certezza di un'esperienza che ci percorre conti­nuamente dalla pelle al cuore mentre viviamo qui e ora, è che il mistero della vita non risiede in un paradiso impossibile da cui siamo stati cacciati né nell'ultimità della morte, ma nella penultimità, appunto, della vita che vive e si sente vivere. Questa, ci dice qui Esquirol dialogando con il li­bro della Genesi, con Platone, con san Francesco e Zarathustra/Nietzsche, con Heidegger, Simone Weil e tante altre voci del pensiero filosofico, è la caratteristica propria dell'umano: sentirsi vi­vere, essere coscienti di un'esperienza vitale che non si fa rinchiudere, ma vibra e pensa e ama scoprendosi imperfetta, spesso ferita, mai com­piuta e sempre penultima, eppure proprio per questo capace di riconoscere la stessa condizio­ne negli altri e di creare comunità.
Una comu­nità fraterna che vive ai 'margini', per usare la bella espressione con cui Esquirol indica il quo­tidiano, fatto di crepe, di deserto, di fatica, ma anche di prossimità, di resistenza, e soprattutto di cura e di gratitudine. « Qui, ai margini, il male è profondo, ma la bontà lo è di più. Qui, ai margini, nulla ha più senso del riparo e della generosità. Qui, ai margini, è possibile muoversi di mezza spanna nella giusta direzione.
È la mezza spanna verso la comunità fraterna che vive. Qui, ai margini, non solo vivia­mo, ma siamo capaci di vita ».
Penultima bontà: perché quell'aggettivo? Perché 'penultima'? Domanda legittima, persino sconta­ta, di fronte al titolo di questo libro del filosofo catalano Esquirol, la cui risposta si snoda lungo pagine di parole semplici e dense insieme, calde e profondamente vere, scritte con finezza di tessi­tura letteraria e originalità di pensiero. Abbiamo davvero bisogno di uscire da quell'oriz­zonte di senso che ingabbia la vita umana tra un inizio perfetto e perduto e una fine ineluttabile e definitiva, perché quello che avvertiamo, con la certezza di un'esperienza che ci percorre conti­nuamente dalla pelle al cuore mentre viviamo qui e ora, è che il mistero della vita non risiede in un paradiso impossibile da cui siamo stati cacciati né nell'ultimità della morte, ma nella penultimità, appunto, della vita che vive e si sente vivere. Questa, ci dice qui Esquirol dialogando con il li­bro della Genesi, con Platone, con san Francesco e Zarathustra/Nietzsche, con Heidegger, Simone Weil e tante altre voci del pensiero filosofico, è la caratteristica propria dell'umano: sentirsi vi­vere, essere coscienti di un'esperienza vitale che non si fa rinchiudere, ma vibra e pensa e ama scoprendosi imperfetta, spesso ferita, mai com­piuta e sempre penultima, eppure proprio per questo capace di riconoscere la stessa condizio­ne negli altri e di creare comunità.
Una comu­nità fraterna che vive ai 'margini', per usare la bella espressione con cui Esquirol indica il quo­tidiano, fatto di crepe, di deserto, di fatica, ma anche di prossimità, di resistenza, e soprattutto di cura e di gratitudine. « Qui, ai margini, il male è profondo, ma la bontà lo è di più. Qui, ai margini, nulla ha più senso del riparo e della generosità. Qui, ai margini, è possibile muoversi di mezza spanna nella giusta direzione.
È la mezza spanna verso la comunità fraterna che vive. Qui, ai margini, non solo vivia­mo, ma siamo capaci di vita ».