L'intimo e l'estraneo. Scrittura e composizione del sé
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- FormatPDF
- ISBN978-88-229-1248-0
- EAN9788822912480
- Date de parution08/09/2021
- Protection num.Adobe DRM
- Taille2 Mo
- Infos supplémentairespdf
- ÉditeurQuodlibet
Résumé
Per quali esigenze si è costituito un discorso, o meglio: un'ampia serie
di discorsi, intorno a ciò che si definisce "spazio interiore", e per quali
forme? La sua genesi è legata alla consapevolezza del non coincidere
integralmente con ciò che facciamo e diciamo, con i nostri modi d'essere in relazione agli altri. C'è uno scarto, un residuo in cui risiederebbe la nostra identità più profonda - qualcosa che resta sempre indietro,
per così dire, rispetto a ciò che di noi si mostra nel quotidiano.
Solo collocandosi in questo più proprio ci si emanciperebbe dalla scena in cui si atteggia e gesticola invano la maschera sociale. Per questo, sin dagli inizi della cultura occidentale, sorge la difficile pratica del volgere le spalle al mondo alla ricerca del proprio intimo, del ritrarsi in esso. Ma come individuarlo? Quando si prova a tradurlo in linguaggio, si finisce col tradirlo in un universale in cui si smarrisce.
Tale ricerca sembra piuttosto una costruzione del sé. Radicata per secoli nell'idea di un esercizio del libero arbitrio come fulcro dell'anima individuale, è riemersa poi nel più ampio orizzonte del soggettivismo moderno, del suo "umanismo". Pur pensandosi spesso come una sorta di contro-movimento rispetto ad esso, ha finito col situarsi, seppure in una tensione mai risolta, nel suo grande alveo. Questo libro non è una storia dell'idea di interiorità.
Pure, individua una delle sue genesi nella tragedia greca. E tenta di cogliere le sue linee essenziali in una serie di figure (filosofi, artisti, scrittori) e di punti di svolta storici in cui essa di volta in volta riaffiora, da Montaigne a Sade, da Dürer a Messerschmidt, da Nietzsche a Rilke.
Solo collocandosi in questo più proprio ci si emanciperebbe dalla scena in cui si atteggia e gesticola invano la maschera sociale. Per questo, sin dagli inizi della cultura occidentale, sorge la difficile pratica del volgere le spalle al mondo alla ricerca del proprio intimo, del ritrarsi in esso. Ma come individuarlo? Quando si prova a tradurlo in linguaggio, si finisce col tradirlo in un universale in cui si smarrisce.
Tale ricerca sembra piuttosto una costruzione del sé. Radicata per secoli nell'idea di un esercizio del libero arbitrio come fulcro dell'anima individuale, è riemersa poi nel più ampio orizzonte del soggettivismo moderno, del suo "umanismo". Pur pensandosi spesso come una sorta di contro-movimento rispetto ad esso, ha finito col situarsi, seppure in una tensione mai risolta, nel suo grande alveo. Questo libro non è una storia dell'idea di interiorità.
Pure, individua una delle sue genesi nella tragedia greca. E tenta di cogliere le sue linee essenziali in una serie di figure (filosofi, artisti, scrittori) e di punti di svolta storici in cui essa di volta in volta riaffiora, da Montaigne a Sade, da Dürer a Messerschmidt, da Nietzsche a Rilke.
Per quali esigenze si è costituito un discorso, o meglio: un'ampia serie
di discorsi, intorno a ciò che si definisce "spazio interiore", e per quali
forme? La sua genesi è legata alla consapevolezza del non coincidere
integralmente con ciò che facciamo e diciamo, con i nostri modi d'essere in relazione agli altri. C'è uno scarto, un residuo in cui risiederebbe la nostra identità più profonda - qualcosa che resta sempre indietro,
per così dire, rispetto a ciò che di noi si mostra nel quotidiano.
Solo collocandosi in questo più proprio ci si emanciperebbe dalla scena in cui si atteggia e gesticola invano la maschera sociale. Per questo, sin dagli inizi della cultura occidentale, sorge la difficile pratica del volgere le spalle al mondo alla ricerca del proprio intimo, del ritrarsi in esso. Ma come individuarlo? Quando si prova a tradurlo in linguaggio, si finisce col tradirlo in un universale in cui si smarrisce.
Tale ricerca sembra piuttosto una costruzione del sé. Radicata per secoli nell'idea di un esercizio del libero arbitrio come fulcro dell'anima individuale, è riemersa poi nel più ampio orizzonte del soggettivismo moderno, del suo "umanismo". Pur pensandosi spesso come una sorta di contro-movimento rispetto ad esso, ha finito col situarsi, seppure in una tensione mai risolta, nel suo grande alveo. Questo libro non è una storia dell'idea di interiorità.
Pure, individua una delle sue genesi nella tragedia greca. E tenta di cogliere le sue linee essenziali in una serie di figure (filosofi, artisti, scrittori) e di punti di svolta storici in cui essa di volta in volta riaffiora, da Montaigne a Sade, da Dürer a Messerschmidt, da Nietzsche a Rilke.
Solo collocandosi in questo più proprio ci si emanciperebbe dalla scena in cui si atteggia e gesticola invano la maschera sociale. Per questo, sin dagli inizi della cultura occidentale, sorge la difficile pratica del volgere le spalle al mondo alla ricerca del proprio intimo, del ritrarsi in esso. Ma come individuarlo? Quando si prova a tradurlo in linguaggio, si finisce col tradirlo in un universale in cui si smarrisce.
Tale ricerca sembra piuttosto una costruzione del sé. Radicata per secoli nell'idea di un esercizio del libero arbitrio come fulcro dell'anima individuale, è riemersa poi nel più ampio orizzonte del soggettivismo moderno, del suo "umanismo". Pur pensandosi spesso come una sorta di contro-movimento rispetto ad esso, ha finito col situarsi, seppure in una tensione mai risolta, nel suo grande alveo. Questo libro non è una storia dell'idea di interiorità.
Pure, individua una delle sue genesi nella tragedia greca. E tenta di cogliere le sue linee essenziali in una serie di figure (filosofi, artisti, scrittori) e di punti di svolta storici in cui essa di volta in volta riaffiora, da Montaigne a Sade, da Dürer a Messerschmidt, da Nietzsche a Rilke.