L'alfiere nero

Par : Arrigo Boito
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  • FormatePub
  • ISBN978-88-358-4085-5
  • EAN9788835840855
  • Date de parution03/06/2020
  • Protection num.Digital Watermarking
  • Taille9 Mo
  • Infos supplémentairesepub
  • ÉditeurA PRECISER

Résumé

In un grande albergo svizzero, l'americano bianco, Giorgio Anderssen, convinto sostenitore dell'inferiorità della razza nera, sfida a scacchi il nero giamaicano Tom con l'intento di umiliarlo. Tom accetta la sfida. L'americano, abile professionista, segue una logica e una metodologia rigorose che già numerose volte lo avevano portato alla vittoria. Al suo gioco inflessibilmente razionale, l'uomo di colore contrappone un gioco apparentemente caotico e istintuale, senza alcuna coerenza né metodo.
All'inizio della partita, l'alfiere nero cade a terra, spezzandosi: l'americano rimedia al danno incollando le due parti della pedina con della ceralacca rossa. Ma ben presto, simile a un soldato dalla testa ferita su cui il rosso della cera bollente scorre come sangue vivo, l'alfiere diviene per lui il centro di un'ossessione crescente, che lo spinge accanitamente a inseguire quest'unico pezzo, fattosi più importante ai suoi occhi dello stesso scacco matto... Considerato tra le migliori opere di genere fantastico dell'Ottocento italiano, "L'alfiere nero" è il primo di cinque racconti scritti da Arrigo Boito nel 1867.
Qui, l'elemento razziale che dà il via alla sfida tra i due giocatori è in realtà soltanto un pretesto per mettere a confronto i due uomini, quali personificazioni di una dualità insita nell'esistenza umana. La dicotomia bianco e nero, luce e buio, padrone e schiavo, forze razionali contro forze istintuali, domina interamente il testo. Ma al centro del gioco c'è sempre la figura del titolo, l'alfiere nero, che sembra prendere vita nell'atmosfera allucinata del racconto: un eroico guerriero dal capo insanguinato, che continua a combattere fino alla morte.
In un grande albergo svizzero, l'americano bianco, Giorgio Anderssen, convinto sostenitore dell'inferiorità della razza nera, sfida a scacchi il nero giamaicano Tom con l'intento di umiliarlo. Tom accetta la sfida. L'americano, abile professionista, segue una logica e una metodologia rigorose che già numerose volte lo avevano portato alla vittoria. Al suo gioco inflessibilmente razionale, l'uomo di colore contrappone un gioco apparentemente caotico e istintuale, senza alcuna coerenza né metodo.
All'inizio della partita, l'alfiere nero cade a terra, spezzandosi: l'americano rimedia al danno incollando le due parti della pedina con della ceralacca rossa. Ma ben presto, simile a un soldato dalla testa ferita su cui il rosso della cera bollente scorre come sangue vivo, l'alfiere diviene per lui il centro di un'ossessione crescente, che lo spinge accanitamente a inseguire quest'unico pezzo, fattosi più importante ai suoi occhi dello stesso scacco matto... Considerato tra le migliori opere di genere fantastico dell'Ottocento italiano, "L'alfiere nero" è il primo di cinque racconti scritti da Arrigo Boito nel 1867.
Qui, l'elemento razziale che dà il via alla sfida tra i due giocatori è in realtà soltanto un pretesto per mettere a confronto i due uomini, quali personificazioni di una dualità insita nell'esistenza umana. La dicotomia bianco e nero, luce e buio, padrone e schiavo, forze razionali contro forze istintuali, domina interamente il testo. Ma al centro del gioco c'è sempre la figura del titolo, l'alfiere nero, che sembra prendere vita nell'atmosfera allucinata del racconto: un eroico guerriero dal capo insanguinato, che continua a combattere fino alla morte.
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