King Kasai. Una notte coloniale nel cuore dell'Europa
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- Nombre de pages102
- FormatePub
- ISBN978-88-6783-478-5
- EAN9788867834785
- Date de parution23/02/2024
- Protection num.Digital Watermarking
- Taille1 Mo
- Infos supplémentairesepub
- ÉditeurAdd Editore
Résumé
Benvenuti all'Africa Museum, un tempo Museo reale dell'Africa centrale, costruito per celebrare la gloria dell'impero coloniale belga e del suo re, Leopoldo II. E` qui, in questo edificio maestoso oggi "de-colonizzato", che Christophe Boltanski decide di passare una notte, visitandone i sotterranei, densi di stereotipi razzisti scolpiti nel marmo e nel bronzo, per poi riemergere nelle gallerie dove teche scintillanti racchiudono uccelli, pesci, rettili, primati, fino all'uomo-leopardo di Tintin.
E King Kasai: cinque metri di altezza, sette di lunghezza, quattro zampe grosse come boe, due vele grigie spiegate al vento come orecchie e un centinaio di chili di avorio alla prua. Troneggia in disparte, lontano da tutto, arca simbolica della crudelta` di un tempo dimenticato. In King Kasai Boltanski segue a ritroso le orme del cacciatore che partecipo` alla spedizione del Museo e uccise l'elefante, nel 1956, addentrandosi nell'oscurita` di uno dei tanti "cuori di tenebra" dell'Occidente, densi di colpe un tempo impensabili, e ora appena ammissibili.
E King Kasai: cinque metri di altezza, sette di lunghezza, quattro zampe grosse come boe, due vele grigie spiegate al vento come orecchie e un centinaio di chili di avorio alla prua. Troneggia in disparte, lontano da tutto, arca simbolica della crudelta` di un tempo dimenticato. In King Kasai Boltanski segue a ritroso le orme del cacciatore che partecipo` alla spedizione del Museo e uccise l'elefante, nel 1956, addentrandosi nell'oscurita` di uno dei tanti "cuori di tenebra" dell'Occidente, densi di colpe un tempo impensabili, e ora appena ammissibili.
Benvenuti all'Africa Museum, un tempo Museo reale dell'Africa centrale, costruito per celebrare la gloria dell'impero coloniale belga e del suo re, Leopoldo II. E` qui, in questo edificio maestoso oggi "de-colonizzato", che Christophe Boltanski decide di passare una notte, visitandone i sotterranei, densi di stereotipi razzisti scolpiti nel marmo e nel bronzo, per poi riemergere nelle gallerie dove teche scintillanti racchiudono uccelli, pesci, rettili, primati, fino all'uomo-leopardo di Tintin.
E King Kasai: cinque metri di altezza, sette di lunghezza, quattro zampe grosse come boe, due vele grigie spiegate al vento come orecchie e un centinaio di chili di avorio alla prua. Troneggia in disparte, lontano da tutto, arca simbolica della crudelta` di un tempo dimenticato. In King Kasai Boltanski segue a ritroso le orme del cacciatore che partecipo` alla spedizione del Museo e uccise l'elefante, nel 1956, addentrandosi nell'oscurita` di uno dei tanti "cuori di tenebra" dell'Occidente, densi di colpe un tempo impensabili, e ora appena ammissibili.
E King Kasai: cinque metri di altezza, sette di lunghezza, quattro zampe grosse come boe, due vele grigie spiegate al vento come orecchie e un centinaio di chili di avorio alla prua. Troneggia in disparte, lontano da tutto, arca simbolica della crudelta` di un tempo dimenticato. In King Kasai Boltanski segue a ritroso le orme del cacciatore che partecipo` alla spedizione del Museo e uccise l'elefante, nel 1956, addentrandosi nell'oscurita` di uno dei tanti "cuori di tenebra" dell'Occidente, densi di colpe un tempo impensabili, e ora appena ammissibili.



