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Parigi, 4 febbraio 1912. Il giorno è appena sorto, e sotto la Torre Eiffel si è radunata una piccola folla di curiosi e giornalisti. Lassù, in piedi sul parapetto, si staglia contro il cielo la sagoma di un uomo ammantato da una strana imbragatura. È Franz Reichelt, sarto di origine boema e inventore dilettante che, a dispetto degli avvertimenti di chi ha cercato di scoraggiarlo, vuole testare il suo marchingegno: una tuta-paracadute.
Sul posto ci sono anche due cineoperatori, chiamati a immortalare la realizzazione di un sogno e che invece consegnano alla Storia la dolente testimonianza di una crudele disfatta. « La prima vittima del cinema » scriverà, anni dopo, François Truffaut. Come alla ricerca di un impossibile appiglio, fra ricostruzione storica e dolorose ferite personali, Étienne Kern indaga nel passato per reinventare il mondo di affetti, esuberanze e ossessioni di Reichelt.
Dalla Parigi della Belle Époque a quella di oggi, tra fede nel progresso, febbre del volo e vertigine del disastro, Il sarto volante è un inno alla speranza - anche la più folle - e un atto d'amore nei confronti di chi ha fallito.