Grida dai tetti il suo amore per me

Par : Marina Cvetaeva, Georgij Efron
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  • FormatePub
  • ISBN1281018044
  • EAN9791281018044
  • Date de parution22/06/2022
  • Protection num.Digital Watermarking
  • Taille154 Ko
  • Infos supplémentairesepub
  • ÉditeurMagog

Résumé

31 agosto 1941: in uno squallido ricovero, a Elabuga, Marina Cvetaeva, tra i più grandi poeti di ogni tempo, si impicca. Il suo gesto - terribile ed emblematico - sancisce il fallimento di un'epoca, dell'epopea sovietica. Il governo aveva arrestato il marito, l'agente Sergej Efron - poi mandato a morte -, e la figlia Ariadna. Al fianco della poetessa, nei giorni della tragedia, c'è soltanto il figlio sedicenne, Georgij, nato in Boemia nel 1925 e "consacrato" - così scrive Marina - a Boris Pasternak.
"Era in perfetta salute al momento del suicidio. È stata seppellita il giorno dopo. Abbiamo aspettato a lungo i cavalli, la bara. È stata sepolta nel cimitero a spese del consiglio comunale", scrive Georgij Efron nel suo diario. Marina lo aveva ribattezzato "Mur", educandolo a letture vertiginose - Paul Valéry, William Faulkner, Henry de Montherlant. -, a una vita di assalti e di attese. "Ti amo alla follia", aveva scritto al figlio, nell'ultimo biglietto, sull'orlo della morte.
In questo libro, che raccoglie per la prima volta in Italia una selezione dei diari di Georgij Efron, insieme a un saggio di Marina Cvetaeva, "L'arte alla luce della coscienza", si racconta la storia di un amore filiale ai limiti della follia, il disastro di un secolo votato allo sterminio dei poeti, l'alto tormento di una personalità verticale e impossibile. Va letto come un monito e un mantra, questo libro, contro il veleno di chi vuole relegarci ai margini di una vita muta, burocratica.
"La verità dei poeti è anche la più invincibile, la più inafferrabile, la più improbabile", scrive Marina Cvetaeva, la martire della poesia.
31 agosto 1941: in uno squallido ricovero, a Elabuga, Marina Cvetaeva, tra i più grandi poeti di ogni tempo, si impicca. Il suo gesto - terribile ed emblematico - sancisce il fallimento di un'epoca, dell'epopea sovietica. Il governo aveva arrestato il marito, l'agente Sergej Efron - poi mandato a morte -, e la figlia Ariadna. Al fianco della poetessa, nei giorni della tragedia, c'è soltanto il figlio sedicenne, Georgij, nato in Boemia nel 1925 e "consacrato" - così scrive Marina - a Boris Pasternak.
"Era in perfetta salute al momento del suicidio. È stata seppellita il giorno dopo. Abbiamo aspettato a lungo i cavalli, la bara. È stata sepolta nel cimitero a spese del consiglio comunale", scrive Georgij Efron nel suo diario. Marina lo aveva ribattezzato "Mur", educandolo a letture vertiginose - Paul Valéry, William Faulkner, Henry de Montherlant. -, a una vita di assalti e di attese. "Ti amo alla follia", aveva scritto al figlio, nell'ultimo biglietto, sull'orlo della morte.
In questo libro, che raccoglie per la prima volta in Italia una selezione dei diari di Georgij Efron, insieme a un saggio di Marina Cvetaeva, "L'arte alla luce della coscienza", si racconta la storia di un amore filiale ai limiti della follia, il disastro di un secolo votato allo sterminio dei poeti, l'alto tormento di una personalità verticale e impossibile. Va letto come un monito e un mantra, questo libro, contro il veleno di chi vuole relegarci ai margini di una vita muta, burocratica.
"La verità dei poeti è anche la più invincibile, la più inafferrabile, la più improbabile", scrive Marina Cvetaeva, la martire della poesia.
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