Geishe. Canti minimi

Par : Fabrizia Sabbatini, Davide Brullo, Aa.vv.
Offrir maintenant
Ou planifier dans votre panier
Disponible dans votre compte client Decitre ou Furet du Nord dès validation de votre commande. Le format ePub est :
  • Compatible avec une lecture sur My Vivlio (smartphone, tablette, ordinateur)
  • Compatible avec une lecture sur liseuses Vivlio
  • Pour les liseuses autres que Vivlio, vous devez utiliser le logiciel Adobe Digital Edition. Non compatible avec la lecture sur les liseuses Kindle, Remarkable et Sony
Logo Vivlio, qui est-ce ?

Notre partenaire de plateforme de lecture numérique où vous retrouverez l'ensemble de vos ebooks gratuitement

Pour en savoir plus sur nos ebooks, consultez notre aide en ligne ici
C'est si simple ! Lisez votre ebook avec l'app Vivlio sur votre tablette, mobile ou ordinateur :
Google PlayApp Store
  • FormatePub
  • ISBN1281018228
  • EAN9791281018228
  • Date de parution29/03/2023
  • Protection num.Digital Watermarking
  • Taille64 Ko
  • Infos supplémentairesepub
  • ÉditeurMagog

Résumé

Secondo Kuki Shuzo (1888-1941), pensatore, dandy, amico di Martin Heidegger, le geishe rappresentano il vero genio del Giappone. Donne di incomparabile eleganza, eternate nelle stampe di Utamaro, tra fiori, kimoni leggiadri, sguardi impenetrabili che celano la vorace fugacità di eros, le geishe, preda della "recondita volontà del dio", assegnano al piacere la profondità di un credo. Nei loro "canti minimi", ko-uta - qui raccolti in una scelta mai così ampia in Italia -, risolti suonando lo shamisen, la civetteria si snebbia in mistica, l'attesa è una teologia di speranze perdute, il tradimento la chiave che complica il sentimento in vendetta.
Alcuni segni ricorrenti - i fiori, la luna, i ventagli, la neve - ricordano che siamo futili effimere, perduti nodi di polvere nel "mondo fluttuante". Così, l'abiezione diventa ascesi, pura scienza dello spirito, e questi canti, "componimenti di poche strofe le cui parole romantiche tendevano a creare un'atmosfera di complicità erotica con il cliente" - naturalmente messi al bando in epoche di rigidità morale - sono scaglie di filosofia cruda, insensata sapienza dei sensi: si conficcano nella coscia, facendoci sanguinare e sospirare.
Secondo Kuki Shuzo (1888-1941), pensatore, dandy, amico di Martin Heidegger, le geishe rappresentano il vero genio del Giappone. Donne di incomparabile eleganza, eternate nelle stampe di Utamaro, tra fiori, kimoni leggiadri, sguardi impenetrabili che celano la vorace fugacità di eros, le geishe, preda della "recondita volontà del dio", assegnano al piacere la profondità di un credo. Nei loro "canti minimi", ko-uta - qui raccolti in una scelta mai così ampia in Italia -, risolti suonando lo shamisen, la civetteria si snebbia in mistica, l'attesa è una teologia di speranze perdute, il tradimento la chiave che complica il sentimento in vendetta.
Alcuni segni ricorrenti - i fiori, la luna, i ventagli, la neve - ricordano che siamo futili effimere, perduti nodi di polvere nel "mondo fluttuante". Così, l'abiezione diventa ascesi, pura scienza dello spirito, e questi canti, "componimenti di poche strofe le cui parole romantiche tendevano a creare un'atmosfera di complicità erotica con il cliente" - naturalmente messi al bando in epoche di rigidità morale - sono scaglie di filosofia cruda, insensata sapienza dei sensi: si conficcano nella coscia, facendoci sanguinare e sospirare.