Dio è violent
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- Nombre de pages44
- FormatePub
- ISBN978-88-7452-429-7
- EAN9788874524297
- Date de parution01/02/2013
- Protection num.Digital Watermarking
- Taille151 Ko
- Infos supplémentairesepub
- ÉditeurNottetempo
Résumé
A partire da una scritta su un muro di Lecce, "Dio è violent.! E mi molesta", Luisa Muraro conduce un'analisi spietata sull'uso della violenza e sul senso che assume in una società in cui è venuta meno la narrazione salvifica del contratto sociale. In una prassi politica che tollera l'uso privatistico della cosa pubblica, il dilagare della corruzione, la logica del profitto, continuare a pensare che l'uso della violenza sia esclusiva dello Stato di diritto e che a esso ci debba sottomettere è un atto di resa e un indice di cecità intellettuale.
Poiché la politica è ancora e sempre la ricerca di un'esistenza libera, i cittadini e in particolare le donne - che sono sottoposte anche a un contratto sessuale di soggezione e di abuso - devono affrontare chi detiene il potere dichiarando di non aver rinunciato all'esercizio della violenza, rivendicando una narrazione alternativa al contratto sociale. Bisogna essere in grado di non abdicare alla propria forza, di dosarla senza perderla, accettare che essa faccia parte dell'agire politico come un sapere necessario.
Bisogna essere in grado di andare fino in fondo alla propria forza di resistenza e di opposizione, pienamente responsabili della loro funzione. Un pamphlet incendiario che ci spiega perché si deve usare la violenza per combattere senza odiare, per fare senza distruggere.
Poiché la politica è ancora e sempre la ricerca di un'esistenza libera, i cittadini e in particolare le donne - che sono sottoposte anche a un contratto sessuale di soggezione e di abuso - devono affrontare chi detiene il potere dichiarando di non aver rinunciato all'esercizio della violenza, rivendicando una narrazione alternativa al contratto sociale. Bisogna essere in grado di non abdicare alla propria forza, di dosarla senza perderla, accettare che essa faccia parte dell'agire politico come un sapere necessario.
Bisogna essere in grado di andare fino in fondo alla propria forza di resistenza e di opposizione, pienamente responsabili della loro funzione. Un pamphlet incendiario che ci spiega perché si deve usare la violenza per combattere senza odiare, per fare senza distruggere.
A partire da una scritta su un muro di Lecce, "Dio è violent.! E mi molesta", Luisa Muraro conduce un'analisi spietata sull'uso della violenza e sul senso che assume in una società in cui è venuta meno la narrazione salvifica del contratto sociale. In una prassi politica che tollera l'uso privatistico della cosa pubblica, il dilagare della corruzione, la logica del profitto, continuare a pensare che l'uso della violenza sia esclusiva dello Stato di diritto e che a esso ci debba sottomettere è un atto di resa e un indice di cecità intellettuale.
Poiché la politica è ancora e sempre la ricerca di un'esistenza libera, i cittadini e in particolare le donne - che sono sottoposte anche a un contratto sessuale di soggezione e di abuso - devono affrontare chi detiene il potere dichiarando di non aver rinunciato all'esercizio della violenza, rivendicando una narrazione alternativa al contratto sociale. Bisogna essere in grado di non abdicare alla propria forza, di dosarla senza perderla, accettare che essa faccia parte dell'agire politico come un sapere necessario.
Bisogna essere in grado di andare fino in fondo alla propria forza di resistenza e di opposizione, pienamente responsabili della loro funzione. Un pamphlet incendiario che ci spiega perché si deve usare la violenza per combattere senza odiare, per fare senza distruggere.
Poiché la politica è ancora e sempre la ricerca di un'esistenza libera, i cittadini e in particolare le donne - che sono sottoposte anche a un contratto sessuale di soggezione e di abuso - devono affrontare chi detiene il potere dichiarando di non aver rinunciato all'esercizio della violenza, rivendicando una narrazione alternativa al contratto sociale. Bisogna essere in grado di non abdicare alla propria forza, di dosarla senza perderla, accettare che essa faccia parte dell'agire politico come un sapere necessario.
Bisogna essere in grado di andare fino in fondo alla propria forza di resistenza e di opposizione, pienamente responsabili della loro funzione. Un pamphlet incendiario che ci spiega perché si deve usare la violenza per combattere senza odiare, per fare senza distruggere.