Contro il discorso della libertà. Saggi su politica, estetica e religione
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- Nombre de pages186
- FormatePub
- ISBN978-88-9314-285-4
- EAN9788893142854
- Date de parution18/02/2021
- Protection num.Digital Watermarking
- Taille212 Ko
- Infos supplémentairesepub
- ÉditeurOrthotes
Résumé
In Contro il discorso della libertà Lorenzo Chiesa sferra un attacco a tutto campo contro l'ideale falsamente trasgressivo di un'emancipazione totale e senza limiti. La posta in palio non è quindi un supposto "soggetto della libertà" capace di superare l'alienazione una volta per tutte, ma la coincidenza dialettica tra dis-alienazione e ri-alienazione da un punto di vista politico, estetico e religioso.
Facendo della psicoanalisi lacaniana il suo principale strumento critico, Chiesa vaglia una serie di autori e di temi, quali la fobia del piccolo Hans e l'"ecologia della paura" di Mike Davis come ugualmente dipendenti da un'ideologia della tolleranza repressiva; l'invettiva di Pasolini contro la degenerazione visiva e biologica dei corpi operata dall'edonismo del consumismo "liberale"; l'errata lettura vitalista che Deleuze offre del teatro estintivo ed escrementizio di Bene; i diversi confronti di Agamben e di Zizek con il retaggio cristiano della "povertà" e dell'"inadeguatezza" in quanto potenzialmente salvifiche; le tensioni inerenti all'antropologia filosofica presupposta dalla politica emancipatoria di Badiou.
Il libro si chiude delineando la figura del partigiano, ovvero di un tipo di soggettività che ci permetta di concepire un'intersezione resistenziale tra invariante biologica, morale provvisoria e politica radicale.
Facendo della psicoanalisi lacaniana il suo principale strumento critico, Chiesa vaglia una serie di autori e di temi, quali la fobia del piccolo Hans e l'"ecologia della paura" di Mike Davis come ugualmente dipendenti da un'ideologia della tolleranza repressiva; l'invettiva di Pasolini contro la degenerazione visiva e biologica dei corpi operata dall'edonismo del consumismo "liberale"; l'errata lettura vitalista che Deleuze offre del teatro estintivo ed escrementizio di Bene; i diversi confronti di Agamben e di Zizek con il retaggio cristiano della "povertà" e dell'"inadeguatezza" in quanto potenzialmente salvifiche; le tensioni inerenti all'antropologia filosofica presupposta dalla politica emancipatoria di Badiou.
Il libro si chiude delineando la figura del partigiano, ovvero di un tipo di soggettività che ci permetta di concepire un'intersezione resistenziale tra invariante biologica, morale provvisoria e politica radicale.
In Contro il discorso della libertà Lorenzo Chiesa sferra un attacco a tutto campo contro l'ideale falsamente trasgressivo di un'emancipazione totale e senza limiti. La posta in palio non è quindi un supposto "soggetto della libertà" capace di superare l'alienazione una volta per tutte, ma la coincidenza dialettica tra dis-alienazione e ri-alienazione da un punto di vista politico, estetico e religioso.
Facendo della psicoanalisi lacaniana il suo principale strumento critico, Chiesa vaglia una serie di autori e di temi, quali la fobia del piccolo Hans e l'"ecologia della paura" di Mike Davis come ugualmente dipendenti da un'ideologia della tolleranza repressiva; l'invettiva di Pasolini contro la degenerazione visiva e biologica dei corpi operata dall'edonismo del consumismo "liberale"; l'errata lettura vitalista che Deleuze offre del teatro estintivo ed escrementizio di Bene; i diversi confronti di Agamben e di Zizek con il retaggio cristiano della "povertà" e dell'"inadeguatezza" in quanto potenzialmente salvifiche; le tensioni inerenti all'antropologia filosofica presupposta dalla politica emancipatoria di Badiou.
Il libro si chiude delineando la figura del partigiano, ovvero di un tipo di soggettività che ci permetta di concepire un'intersezione resistenziale tra invariante biologica, morale provvisoria e politica radicale.
Facendo della psicoanalisi lacaniana il suo principale strumento critico, Chiesa vaglia una serie di autori e di temi, quali la fobia del piccolo Hans e l'"ecologia della paura" di Mike Davis come ugualmente dipendenti da un'ideologia della tolleranza repressiva; l'invettiva di Pasolini contro la degenerazione visiva e biologica dei corpi operata dall'edonismo del consumismo "liberale"; l'errata lettura vitalista che Deleuze offre del teatro estintivo ed escrementizio di Bene; i diversi confronti di Agamben e di Zizek con il retaggio cristiano della "povertà" e dell'"inadeguatezza" in quanto potenzialmente salvifiche; le tensioni inerenti all'antropologia filosofica presupposta dalla politica emancipatoria di Badiou.
Il libro si chiude delineando la figura del partigiano, ovvero di un tipo di soggettività che ci permetta di concepire un'intersezione resistenziale tra invariante biologica, morale provvisoria e politica radicale.