Burocrazia. Perché le regole ci perseguitano e perché ci rendono felici

Par : David Graeber, Fabrizio Saulini
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  • FormatePub
  • ISBN978-88-6576-499-2
  • EAN9788865764992
  • Date de parution26/02/2016
  • Protection num.Digital Watermarking
  • Taille1 Mo
  • Infos supplémentairesepub
  • ÉditeurIl Saggiatore

Résumé

Siamo sommersi dalle scartoffie. Bollette, multe, moduli per l'iscrizione in palestra: è l'età della burocratizzazione totale. Ma come ci siamo arrivati? Di solito si pensa che la deregolamentazione sia un cambiamento positivo: meno lungaggini e meno regole che soffocano l'innovazione, il commercio e l'iniziativa individuale. E invece le riforme volte alla liberalizzazione del mercato e alla riduzione della burocrazia incrementano esponenzialmente le norme da interpretare, i moduli da riempire e le code da sopportare. La cultura burocratico-aziendale, nata nel mondo della finanza americana degli anni settanta, ha progressivamente invaso gli uffici pubblici, le università, ogni ambito della vita quotidiana.
Il potere pubblico si è alleato con l'interesse privato e si è fatto strumento di un sistema sempre più arbitrario, che usa la lingua della razionalità e dell'efficienza per nascondere obiettivi irrazionali: estrarre ricchezza per il profitto dei privati. Ma c'è un problema ulteriore: perché le regole ci attraggono? I rapporti burocratici - freddi, meccanici e impersonali - sono anche facili e prevedibili, e ci offrono l'opportunità unica di sperimentare situazioni in cui tutta l'ambiguità e la complessità della vita - la comprensione delle dinamiche di una discussione in famiglia o di una rivalità sul lavoro - vengono spazzate via.
È l'utopia delle regole. Il motivo ultimo e nascosto del fascino della burocrazia è la paura della libertà. Come immaginare, dunque, una società davvero libera? Dopo Debito, pubblicato dal Saggiatore e già diventato un classico, David Graeber spiega le ragioni profonde della nostra ambiguità nei confronti della burocrazia e delle regole, a cui non riusciamo a sottrarci nonostante la loro evidente stupidità.
O forse proprio per questo.
Siamo sommersi dalle scartoffie. Bollette, multe, moduli per l'iscrizione in palestra: è l'età della burocratizzazione totale. Ma come ci siamo arrivati? Di solito si pensa che la deregolamentazione sia un cambiamento positivo: meno lungaggini e meno regole che soffocano l'innovazione, il commercio e l'iniziativa individuale. E invece le riforme volte alla liberalizzazione del mercato e alla riduzione della burocrazia incrementano esponenzialmente le norme da interpretare, i moduli da riempire e le code da sopportare. La cultura burocratico-aziendale, nata nel mondo della finanza americana degli anni settanta, ha progressivamente invaso gli uffici pubblici, le università, ogni ambito della vita quotidiana.
Il potere pubblico si è alleato con l'interesse privato e si è fatto strumento di un sistema sempre più arbitrario, che usa la lingua della razionalità e dell'efficienza per nascondere obiettivi irrazionali: estrarre ricchezza per il profitto dei privati. Ma c'è un problema ulteriore: perché le regole ci attraggono? I rapporti burocratici - freddi, meccanici e impersonali - sono anche facili e prevedibili, e ci offrono l'opportunità unica di sperimentare situazioni in cui tutta l'ambiguità e la complessità della vita - la comprensione delle dinamiche di una discussione in famiglia o di una rivalità sul lavoro - vengono spazzate via.
È l'utopia delle regole. Il motivo ultimo e nascosto del fascino della burocrazia è la paura della libertà. Come immaginare, dunque, una società davvero libera? Dopo Debito, pubblicato dal Saggiatore e già diventato un classico, David Graeber spiega le ragioni profonde della nostra ambiguità nei confronti della burocrazia e delle regole, a cui non riusciamo a sottrarci nonostante la loro evidente stupidità.
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