Andreotti e Gorbačëv. Lettere e documenti 1985-1991

Par : Massimo Bucarelli, Silvio Pons
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  • Nombre de pages424
  • FormatPDF
  • ISBN978-88-9359-607-7
  • EAN9788893596077
  • Date de parution09/02/2022
  • Protection num.Digital Watermarking
  • Taille4 Mo
  • Infos supplémentairespdf
  • ÉditeurEdizioni di Storia e Letteratu

Résumé

Tra il 1985 e le due importanti visite di Stato del 1988 e 1989 prende forma la peculiare posizione del governo italiano nei confronti del tentativo riformista in atto in URSS, posizione che lo distingue dagli altri componenti del G7. Ne è protagonista Andreotti, che giudicava l'evoluzione del comunismo gorbacëviano un fenomeno complessivamente positivo per la società sovietica e per la politica internazionale, condividendo in grande misura la visione moderata del « sistema di mercato » e la critica di quelle che Gorbacëv ancora chiamava le « contraddizioni del capitalismo ».
Soprattutto, come sottolinea Silvio Pons, Andreotti condivideva con il presidente sovietico la visione di un futuro ordine bipolare senza la Guerra fredda: una visione « legata a un mondo in dissoluzione » che faceva proprio consapevolmente « il problema di costruire un'architettura nelle relazioni tra l'Europa e la Russia/URSS », il cui fallimento corrispose alla rimozione della « coscienza stessa del problema ».
Passata la prova di eventi epocali come il crollo del muro di Berlino, la riunificazione tedesca, la prima Guerra del Golfo, quella sintonia e il disegno strategico di cui era espressione si sarebbero infatti infranti nella fine dell'Unione sovietica del dicembre 1991.
Tra il 1985 e le due importanti visite di Stato del 1988 e 1989 prende forma la peculiare posizione del governo italiano nei confronti del tentativo riformista in atto in URSS, posizione che lo distingue dagli altri componenti del G7. Ne è protagonista Andreotti, che giudicava l'evoluzione del comunismo gorbacëviano un fenomeno complessivamente positivo per la società sovietica e per la politica internazionale, condividendo in grande misura la visione moderata del « sistema di mercato » e la critica di quelle che Gorbacëv ancora chiamava le « contraddizioni del capitalismo ».
Soprattutto, come sottolinea Silvio Pons, Andreotti condivideva con il presidente sovietico la visione di un futuro ordine bipolare senza la Guerra fredda: una visione « legata a un mondo in dissoluzione » che faceva proprio consapevolmente « il problema di costruire un'architettura nelle relazioni tra l'Europa e la Russia/URSS », il cui fallimento corrispose alla rimozione della « coscienza stessa del problema ».
Passata la prova di eventi epocali come il crollo del muro di Berlino, la riunificazione tedesca, la prima Guerra del Golfo, quella sintonia e il disegno strategico di cui era espressione si sarebbero infatti infranti nella fine dell'Unione sovietica del dicembre 1991.